Siamo in un momento di sospensione. I teatri sono di nuovo aperti, ma il rapporto del pubblico, della società stessa, con lo spettacolo dal vivo, stenta a ritornare quello di prima. In un mondo che correva a velocità pazzesca verso l'idea che “qui e ora” non è più necessario, verso la possibilità di essere contemporaneamente in più posti, la chiusura forzata dovuta alla pandemia ha dato l'accelerazione definitiva. Il cinema fa fatica a riprendere il suo posto e gli spettatori disertano le sale, perché un film ora è disponibile sempre, in qualsiasi momento, in ogni luogo. Guardiamo film, scaricati dalle piattaforme mentre viaggiamo, in treno, in aereo, oppure a casa, dove mettiamo in pausa per rispondere al telefono o se siamo stanchi possiamo andare a dormire e finire di vederlo il giorno dopo. Le giovani generazioni acquistano biglietti di concerti on line che si svolgono a centinaia di chilometri da casa e li guardano da soli o riuniti in piccoli gruppi dentro le loro case, emozionati come se stessero in fila aspettando l'apertura dei cancelli nel luogo del concerto. Sappiamo minuto per minuto come sta andando la partita della squadra del cuore senza dover entrare in uno stadio, seguendo le dirette, magari mentre siamo in fila alla posta, dal medico. Festeggiamo il compleanno dell'amico che vive a Berlino senza lasciare la nostra città, in collegamento anche con l'altro amico, quello che vive a Parigi. I musei vendono tour virtuali a turisti casalinghi che passano con facilità dal Louvre agli Uffizi.
E il teatro? Che ancora chiede la presenza fisica dello spettatore? Come ne uscirà da questo epocale cambio di prospettiva? La verità è che non lo sappiamo. E restiamo così, in trepidanza, in attesa, sospesi fra speranza e timore. Ma non restiamo fermi. Continuiamo a muoverci. A immaginare. A programmare. A tessere fili di relazioni tra artisti e territori. Tra scuole e teatri. Tra musei e centri anziani.
Continuiamo, in direzione ostinata e contraria, a fare spettacoli dal vivo, che iniziano a quell'ora e in quel luogo. E per prendervi parte ci devi proprio essere, col tuo corpo, a quell'ora e in quel luogo.
Noi ci siamo. A Latina. A Pontinia. A Sezze. Ancora una volta. Con il nostro festival di danza contemporanea. In alcuni momenti più timorosi ed in altri più speranzosi. Trepidanti e pronti.