Performance urbana di Community Dance
A cura di Enrica Felici e Francesca Schipani – PinDoc
un progetto di Danila Blasi, Manuela Cirfera, Enrica Felici, Giordano Novielli, Francesca Schipani
curatela Enrica Felici e Francesca Schipani
consulenza artistica Danila Blasi
partecipanti al laboratorio di community dance Nadia Centra, Daniela Di Dato, Ilaria Franciotti, Francesca Romana Gambetti, Sabrina Milani, Maria Genovese, Stefania Savelli, Loredana Schiaulini, Marisa Spatolisano, Giulia Tramentozzi, Giorgia Trentin
una coproduzione PinDoc – Rosa Shocking/Festival Tendance
A queste fragili macchie rosse, a queste lacrime di vita che nessuno provoca e che tuttavia giungono imprevedibili, nel bel mezzo dei campi, nel bel mezzo dei giorni, dei nostri giorni.
C. BOBIN
“Perché il simbolo è un fiore e non un fucile?” “Perché credevamo meglio.”
MAURO BIANI
Noi siamo un gruppo di donne. Procediamo in fila, ripetendo gli stessi movimenti, senza conoscerci, senza riconoscerci. Operaie nella filiera che assottiglia il desiderio, abbiamo in tasca dei semi che continuano a cadere su una terra non fertile. Ma noi siamo un gruppo di donne e crediamo che quei semi fenderanno l’asfalto prima o poi. I nostri corpi attraversano lo spazio, oltre il dover fare, oltre il dover essere. Noi siamo un gruppo di donne che si svela a mano a mano, che rompe l’asfalto dell’indifferenza, che si ferma nello sguardo, che urla nell’afasia della modernità. Noi siamo un gruppo di donne, quei fiori rossi che si spettinano al vento dell’esistenza, siamo il racconto di chi non ha avuto voce, delle donne abusate, incastrate, uccise, in ogni modo in cui la morte possa manifestarsi; dei bambini che muoiono sotto le bombe, dei bambini che restano soli tra le bombe, di tutti coloro a cui in vita è negato sbocciare. Noi siamo diverse, fragili, bellissime davanti ai nostri occhi, davanti ai vostri occhi, davanti all’umanità che spesso, gli occhi, li chiude. Ma noi partecipiamo dell’umanità, difendiamo noi stesse e un mondo a misura. Vogliamo essere libere, usare il nostro corpo con tutta la sua scomoda bellezza affinché si impari a guardaci e a rispettarci. Ed anche se guardare e rispettare fossero vuoti gusci di parole, noi continueremmo a credere che è nel farsi comunità che l’utopia diventa fatto, le differenze mutano in peculiarità, opportunità e ragioni. Crediamo che si possa vincere insicurezza, rifiuto, che si possa imparare a trovarsi e a separarsi, arricchiti dall’incontro, nel rispetto di scelte e desideri. Gli esseri umani sono semi che il vento della società deve far sbocciare, garantire loro “pane e rose” ed allenare alle correnti della vita. Noi siamo un gruppo di donne non indifferenti in prima istanza a loro stesse, perciò riconosciamo l’altro. Danzando insieme vinciamo paura e giudizio, godiamo della bellezza, nutriamo la speranza che un mondo possibile, un posto giusto, prima o poi, sarà. Che quel fiore, nell’asfalto, sboccerà. Noi siamo un gruppo di donne. Noi siamo.