Scrivere la Danza 2024

Scrivere la Danza 2024

 


TENDANCE (di Carla Romana Antolini)
Arriviamo a Tendance portati al mare da uno dei progetti più caratteristici e interessanti del festival, un laboratorio di comunità di donne in danza che tanto ci sa parlare della capacità di vibrare insieme delle donne in gruppo e che ci chiarisce subito che qui si sta lavorando da anni perché la parola noi sia protagonista proponendo il superamento dell’egoprotagonismo. E’ un invito pratico ad avere il coraggio di scoprire a coltivare sensibilità e capacità nuove di risposta per il nostro pianeta infetto. E così tutto il festival ci appare, con Donna Haraway, convivere con quel We have a trouble creando una sorta di manuale di sopravvivenza alla catastrofe imminente che ci incoraggia a essere curiosi e agire relazioni e connessioni inedite.
E sono senz’altro inedite le connessioni proposte dai materiali Tiresias Bside da testi di Kae Tempest, dove la donna è nata per essere, dove ognuno è molteplice fino a domandarsi quanti tu porterai. E le sovrapposizioni e i dialoghi si moltiplicano quando gli organizzatori ci incoraggiano a girare il museo ascoltando le parole di Tempest in cuffia. L’incontro con le foto di Mariangela Raponi in questo viaggio ha un effetto dirompente.
A seguire abbiamo assistito ad uno dei “Pezzi” di Paola Bianchi eseguiti da due giovani danzatrici con una modalità dove la coreografa non propone l’imitazione del suo essere in scena, ma si mette da parte per dare alle danzatrici indicazioni coreografiche in registrazioni audio. I due corpi che si confrontano con una resistenza/ostacolo, riconoscibile cifra della Bianchi, agiscono a stretto contatto con il pavimento, in movimenti che sperimentano articolazioni e disarticolazioni di ogni parte del corpo fino a dita contratte in maniera diversa una dall’altra.
Anche Daniele Ninnarello sembra gridare “staying with the trouble”, nel suo “Nobody, nobody, nobody. It’s ok not to be ok”, che si annuncia come una protesta e una denuncia ma che lo espone privo di forze in una fragilità che ci lascia senza fiato, quando è steso a terra con le mutande abbassate, quando articola la bocca senza riuscire a proferire parola o quando si copre il volto o la testa come per proteggersi alla violenza della strada. Ed anche lui cerca la comunità, chiede adesione al pubblico chiamando uno ad uno per nome e cognome, poi la visione è ancora dal basso, “più vicino ai marciapiedi dove è vero quel che vedi”. Qui con Loredana Bertè i movimenti del danzatore diventano rapidissimi e forse solo dopo il consenso del pubblico la sua protesta diventa più efficace ed il ritmo è travolgente.
L’Autobiografia di Giovanna Velardi o ancor meglio, come sottolinea il cartello, “Ceci n’est pas une/mon autobiographie”, ci fa toccare con mano le ferite di una donna che non dimentica e che anche essa cerca nuove connessioni partendo da quel trouble che ritorna. Con grande ironia la Velardi alterna momenti di grande intimità e dolore a nuove connessioni con il futuro. Parla in siciliano e ricordando degli interni familiari cita il terremoto del 75 come le stragi mafiose, come ci annuncia con Magritte che questa non è un’autobiografia, così ci dice che quel momento è uguale uguale ad un film di Ciprì e Maresco. Tanto è divertente sentirle dire chi non ha un pupo in Sicilia, tanto ci fa empatizzare con la donna fragile la sua paura per gli spazi grandi. In danza Giovanna fa rivivere Gelsomina ed è poesia pura quando mima il pianoforte che poi diventa elettronica. Parla in francese in scena ricordando un via vai tra Avignone e Marsiglia, di un uomo trop beau (beddo per non dimenticare la sicilianità) che la abbandona al primo appuntamento.
Ogni spettacolo aderisce alla vision della direzione artistica ed organizzativa che immagina nuovi pubblici e nuove esperienze condivise, come il bel video documentario di Clemente Tafuri e David Beronio che qui ha la funzione di approfondire il lavoro di un’artista interessante come Paola Bianchi e metterne a nudo arte e intimità. Un altro materiale importante per dare nuove chiavi di lettura anche ai tanti giovani accorsi. Ed in questo manuale di sopravvivenza Tendance non poteva che decidere di procedere con rabbia e con amore.

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