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Chaòsia: il vuoto e la città

(…) e ci sembra che qualcosa è più vicino,
che qualcosa viene verso di noi
e arriverà nel suo giorno.
Non sappiamo il suo nome,
lo chiamiamo incontro.

(Le Ragioni della collera, Cortàzar)


Chaòsia, il vuoto e la città è un laboratorio di community dance, che vuole costruire, sperimentando nuovi assetti, una città immaginaria, Chaòsia, nella quale lo spazio vuoto si spoglia della paura del niente e diventa ponte, creando attraversamenti tra un pieno ed un altro.
L’attraversamento inizia con una evidente suggestione letteraria: Chaosia è la cinquantaseiesima delle Città invisibili di Calvino, come se l’ultima pagina di quel libro, quel punto di fine, mutino e diventino un imbarcazione che fa rotta verso il nostro luogo da abitare. Un luogo di ponti e relazioni, di mescolanze e tentati equilibri, di pareggi e compenetrazioni, tra io e l’altro, tra vuoto e pieno, tra chiasso e silenzio, tra lontano e vicino, tra timore e abbandono al piacere delle possibilità. Un luogo in cui non esista un unico centro già pieno e completo in sé stesso, che attrae verso di sé, in quanto custode di apparente importanza o presunta verità, ma una policentricità composta dalla complessa pienezza di ogni essere umano, sostenuta da quel vuoto che dà margine di scelta alla vista, alle intenzioni, al desiderio e che supporta la lenta ricerca di strumenti comunicativi.
Nell’occidente del mondo non c’è comunicazione altra che la parola dice Roland Barthes. Guardando più ad est, invece, l’impero dei significanti, per la sua vastità, eccede a tal punto la parola che lo scambio dei segni diventa per la sua bellezza e mobilità, necessario e chiaro dal punto di vista comunicativo a dispetto dell’opacità della lingua. Non solo la voce quindi, ma tutto il corpo si racconta, facendosi conoscere in un tempo più dilatato e dispiegando il suo testo.
Il tanto sperimentato horror vacui libera, in questo contesto, la strada al vuoto che diventa spazio necessario, come tra parola e parola, tra numero e numero, tra nota e nota, tra voce e voce, così anche tra corpo e corpo. In questo mutamento di pensiero e azione, ci sostiene il concetto filosofico del Ma, colmo di significati: Ma è intervallo, pausa, vuoto tra due elementi strutturali. Più di tutto passaggio e luogo nel quale il desiderio si manifesta. Già nel carattere del Ma - una porta chiusa con delle fessure attraverso cui filtra la luce solare - è descritto e si attua il significato dell’immagine: attraverso la cornice limitata di una apertura ordinaria, il mondo, espanso all’infinito, ci raggiunge per mezzo della luce.

 

Struttura laboratoriale

Il laboratorio di Chaòsia, il vuoto e la città darà vita ad una performance di community dance, che avrà luogo a Latina all’interno del Festival Tendance 2023,
I partecipanti, partiranno dal concetto di pieno (spazio pieno di corpi, pieno di voci, pieno di suoni) per sperimentare un sorta di diaspora, in cui lo spazio diventerà più ampio e ognuno potrà elaborare un nuovo linguaggio individuale, misurandosi e misurando il vuoto che separa dagli altri. La separazione diventa azione necessaria alla connessione. Grazie al vuoto, si apre il campo visivo di ciascuno, si allontana l’orizzonte. Tanti piccoli centri, come in un arcipelago di corpi e racconti, si scrutano dall’ampiezza concessa, si raccontano spinti dal desiderio dell’incontro che genererà legame. Una serie di fili, tracce colorate tra isola e isola. Lo spazio per osservare fa maturare la scelta di avvicinarsi, accentando la complementarità di vicinanza e distanza.
Ma mentre nell’Ersilia dei viaggi di Calvino una ragnatela troppo fitta diventa muro, blocca il passaggio e persino l'aria e costringe spostarsi più il là, fino ad un nuovo spazio vuoto, da riempire ancora per poi spostarsi di nuovo, nella nostra Chaòsia, i fili rispettano il vuoto, gli lasciano spazio, sono effimeri ma presenti; la comunicazione, sempre mutevole e rispettosa del linguaggio di ognuno, crea l’equilibrio più stabile godendo della danza tra gli opposti.
Gli abitanti di Chaòsia non si sovrappongono, non fanno traboccare il vuoto di pieno. Si lasciano la libertà di una misurata distanza. Così si guardano, si ascoltano, si rispettano, si scelgono.
Così si amano.

un progetto di Danila Blasi, Manuela Cirfera, Enrica Felici, Giordano Novielli e Francesca Schipani
curatela Enrica Felici e Francesca Schipani
consulenza artistica Danila Blasi
con i partecipanti al laboratorio di Community Dance di Latina
una coproduzione PinDoc - Rosa Shocking/Festival Tendance